Un’intervista “di servizio”

Un’intervista “di servizio”

Giuseppe, questo è l’ultimo incontro per te con il gruppo di Redazione Solaris: cosa pensi di questa attività? Quali novità si potrebbero introdurre il prossimo anno?

Credo che redazione Solaris sia una bellissima attività. Durante quest’anno abbiamo imparato molte cose sul come si produce un giornale e abbiamo usato il sito internet e facebook come vetrina per fare conoscere alla società e al mondo di internet le persone che frequentano i centri della cooperativa e le attività che svolgono al suo interno. Forse, in futuro, si potrebbe pensare di cambiare prospettiva, di aiutare gli utenti a raccontare ciò che di bello ed entusiasmante vivono quotidianamente fuori dal centro. Fare un po’ come fa la lavatrice: un movimento “centrifugo”! Per esempio, chi va a guardare spesso le partite della squadra della sua parrocchia potrebbe iniziare a raccontare come procede il campionato, fare una piccola cronaca delle partite, fare (perché no?) delle interviste a fine gara … insomma, fare quello che fa un “cronista sportivo”; oppure, chi è interessato alle notizie di “cronaca bianca”(e chi ha partecipato al gruppo redazione Solaris nel Centro Diurno Antares sa a cosa mi riferisco) del paese in cui abita, potrebbe raccontare del traffico cittadino, dei mezzi di trasporto, del verde pubblico, etc … questi sono solo alcuni esempi di come si possa iniziare a guardare alla persona nel suo contesto di vita, alla luce anche dei suoi interessi, e dei suoi sogni.

A proposito di sogni, quest’anno hai fatto dei colloqui con noi durante i quali ci hai chiesto dei nostri sogni. Cosa hai capito di noi? Cosa pensi dei sogni?

I sogni sono una cosa fondamentale nella vita di tutte le persone. Non è assolutamente vero che si sogna solo di notte e bisogna, per stare bene, tenere allenata quella parte di noi che ci consente di coltivare i nostri desideri. Durante questo anno ho capito che non c’è disabilità che “disabiliti” la capacità di sognare e che il benessere di tutte le persone dipende in primo luogo da quanto siamo in grado di rapportarci alla realtà della propria vita quotidiana attraverso i propri desideri.

Quali sono i tuoi sogni?

Beh, in questo periodo coltivo due sogni, uno “grande” e l’altro “piccolo”. Il sogno più “grande” è quello di diventare uno psicoterapeuta, sogno per il quale sto investendo molte energie. L’altro, più “piccolo” è quello di trovare un lavoro che mi consenta di vivere in autonomia a Padova, città in cui vivo ormai da alcuni anni.

Cosa pensi di Padova? Come ti trovi qui?

Trovo che Padova sia una “piccola grande città”: Padova è sede di una delle più antiche e prestigiose Università del mondo, ma è anche una città a portata di studente, in cui tutti i punti di interesse sono facilmente raggiungibili in bici e in cui le opportunità di svago non mancano. Soprattutto, Padova è una bella città! Chi, passando per le riviere del centro, non ha sospirato ammirando uno scorcio? Chi non ha provato un senso di vertigine nel contemplare la maestosità di Santa Giustina? Chi non ha assaporato la delicatezza delle forme della chiesa di Santa Maria del Torresino? Per un intero anno, l’itinerario che ho percorso per andare al centro diurno ha toccato mete come Sant’Antonio, Prato della valle … non so quante persone al mondo possano vantare di passare a fianco a bellezze simili quando la mattina vanno a lavorare. Inoltre, grazie al Servizio Civile, il mio legame con il territorio padovano si è rafforzato ancora di più: ho potuto conoscere zone di periferia e le cittadine limitrofe. Per quanto riguarda l’aspetto meteorologico, il clima in Sicilia è un po’ diverso … e se non altro in estate mi basta fare pochi metri per trovare refrigerio in mare.

Cosa ti è piaciuto di questa tua esperienza in Antares?

Fin dal primo incontro, un anno fa, mi sono trovato bene. In questo centro diurno ho trovato un clima affettuoso, piacevole e accogliente. Ho scoperto un posto dove, malgrado le “baruffe”, ci si vuol davvero bene. Ho avuto modo di fare una esperienza di Servizio Civile molto importante in un ambito, quello della disabilità, in cui non avevo molta esperienza. Ed è stato anche un contesto in cui ho potuto misurarmi con la dimensione del lavoro in istituzione. Per tutti questi motivi, sarà una esperienza che custodirò gelosamente nella mia memoria e di cui farò estremo tesoro nel mio futuro.